Il paese dei fantasmi (Craco MT)

Fantasmi Basilicata

Di città fantasma ce ne sono sparse in tutto il mondo, alcune addirittura spettrali ma nello stesso tempo affascinanti !

Ma cosa spinge le persone ad abbandonare luoghi in cui hanno passato tutta la loro vita e magari costruito con tanto sudore della fronte e sacrificio la casa dei loro sogni ?

Tra i vari motivi c'è quello della mancanza di risorse naturali come l'acqua o ferrovie di accesso come strade e ferrovie, deviazioni di fiumi, disasrti nucleari, epidemie, terremoti, inindazioni...

Seguitemi e insieme visiteremo questi paesi fantasma che, come detto precedentemente, sono sparsi per il mondo. Vorrei cominciare dall'italia e raccontarvi di Craco, paesino che si trova in Basilicata in provincia di Matera, un villaggio che molti anni fà è stato abbandonato da quasi tutti gli abitanti.

Ma nelle sue vie deserte ogni notte risuonano strani rumori di passi, echi di voci e grida terribili mentre misteriose forme luminose si muovono tra le case. Gli spiriti dei morti stanno forse occupando questo paese lasciato da noi vivi?" Craco mi è sembrato davvero un luogo spettrale: negli anni '70 un vasto movimento franoso ha obbligato quasi tutta la popolazione ad andarsene poiché le case sono diventate pericolanti, e da allora solo pochissimi vecchi si sono ostinati a restare ad abitare quì, rifiutando ostinatamente di lasciare per sempre il luogo in cui sono nati.
E siccome con il passare del tempo quasi tutti questi anziani abitanti superstiti sono deceduti, oggi a Craco le persone ancora vive che ci abitano si possono facilmente contare sulle dita di due mani. Di conseguenza, come è successo a molti, quando vi mettete a girare tra le vie di questo paesino, vi ritroverete sempre soli, nel silenzio più assoluto, circondati quasi giusto solo da case abbandonate e vuote, con gli ingressi e le finestre ben barrate. Eppure, se fosse ancora abitato, Craco sarebbe un paesino molto carino, caratterizzato da una forte dominante ocra che lo rende simile a certi villaggi mediorientali, mentre in cima a questo borgo abbandonato spicca il torrione di un vecchio castello, al cui lato si erge la chiesa di San Vincenzo, con anche, appena fuori del paesello, il caratteristico Convento dei minori Osservanti ornato da i resti dell'antico inchiostro. Per la verità, non c'è troppo da stupire: Craco è ormai diventato davvero un luogo quasi soprannaturale, con i suoi silenzi continui, la sua popolazione ormai ridotta quasi allo zero e sempre chiusa in casa. Perchè chiusa in casa? Bhè, innanzitutto perchè si tratta essenzialmente solo di anziani, deboli e malati, incapaci anche solo di uscire a passeggiare. Ma ci sarebbe pure un'altra ragione per cui ormai nessuno osa più avventurarsi tra le vie morte di Craco, neppure durante il giorno: "La paura". Già, hanno spiegato infatti che la pochissima gente rimasta non osa più uscire dalle case neppure durante le ore di giorno perchè spaventata davvero a morte dalle strane "presenze" che quì vengono segnalate sempre più di frequente. Durante le ore notturne, per esempio, nel paese deserto risuonano forti passi, si odono violenti suoni dall'origine inspiegabile, echeggiano grida strazianti, e diversi testimoni hanno poi dichiarato di aver scorto lattiginose forme fluttuate nell'aria quà e là: fantasmi! Di che tipo di spiriti si tratti, però nessuno ha saputo spiegare, e non c'è nemmeno una teoria che ne spieghi la presenza in questo luogo ormai quasi del tutto dimenticato dagli uomini. Ma a questo punto vorrei avanzare una mia idea: forse è proprio per questo che le "presenze" ultraterrene si stanno manifestando sempre di più nel paese abbandonato di Craco! Infatti, dato che ormai gli uomini non vi dimorano più, quale miglior rifugio potrebbero trovarvi le ombre venute dall'oltretomba? Se volete dunque passare una notte piena di brividi e di paure, date retta a me: andate a Craco, dove gli spiriti vi aspettano! Ma state attenti: gli spettri ci sono per davvero!
L'ultimo ribelle del paese fantasma è Antonio Duca che continua a pascolare le sue capre nei campi intorno a Craco vecchia(vedi foto in basso)

Frane e terremoti hanno mandato in rovina Craco. Il solo abitante rimasto: “Vogliono cacciare pure me”
Trentanove anni, sposato, tre figli e quattrocento capre. E’ bastato Antonio Duca a ripopolare il paese fantasma. Quando tutti sono andati via, è arrivato lui. Si è accasato nei vicoli e ha impiantato il suo ovile nelle vecchie case abbandonate dopo la frana che s’è mangiata mezzo paese e ha ridotto l’altra metà in brandelli di muro. La mattina Antonio scende col gregge verso i suoi poderi, al tramonto risale. «Vorrebbero cacciarmi. Dicono che sono un rivoluzionario. Il Comune mi ha denunciato e portato in tribunale: le mie capre danneggiano le case. Allora la colpa è mia se Craco è in rovina?». Sorride. «No, io non mi muovo». Questa è la storia del paese che non c’è più e del suo unico abitante. Il penultimo fu Pietro Tuzio. Quando il papà Pasquale se ne andò a vivere nelle case popolari costruite accanto al paese, Pietro rimase. Abitava a Palazzo Cammarota, un casermone ai piedi del borgo medievale. Finché un giorno - ride Antonio il pastore - «arrivò in paese un tipo e si mise a segare i tubi dell’acqua. Gli servivano e se li portò via. Pietro rimase senz’acqua».
Oggi Antonio Duca guarda le rovine, le case dei nonni e del padre, pastore pure lui, la Craco sghemba del dopo frana. Cade? «Nooo. E’ stata in piedi mille anni e può restare in piedi per altri mille».Costruita su argilla e roccia intorno a un colle che ha in cima la torre normanna, Craco venne parzialmente sgomberata nel 1963. Anticipata dagli smottamenti di fine Ottocento, la frana provocata da una somma di cause (incluse le perdite dell’acquedotto e della fogna che inondarono il sottosuolo argilloso) fece scivolare le case a valle. Nel 1972 l’alluvione diede un altro colpo. Craco slittò ancora. E scivolarono i muri di contenimento e le palificazioni che dovevano sorreggerla. Costarono 900 milioni di lire e pesavano più della frana. Così la terra inghiottì il campo sportivo e un lembo di paese. «E’ vero, quell’opera fece più danni della frana» ammette Giuseppe Lacicerchia, sindaco di Craco tra il 1995 e il 1999 e ora presidente di Cracoricerche, società comunale incaricata di studiare il fenomeno franoso e produrre idee per salvare il centro storico. «Questo paese è un esempio: tutto ciò che non si deve fare in caso di frane, qui è stato fatto». Nel 1978, quando il regista Francesco Rosi arrivò per girare il suo «Cristo si è fermato a Eboli», qualcuno a Craco viveva ancora. Poi nel 1981, dopo il terremoto, i crachesi fecero le valigie. Chi rifiutò di spostarsi sette chilometri più giù, a Peschiera, la frazione dove nacque un paese-parcheggio grazie ai buoni uffici del potente ministro lucano Emilio Colombo, venne ospitato a pochi passi dal borgo antico: nelle case popolari. La famiglia Tuzio, padre e figlio, rimase a Craco vecchia anche quando il Comune piantò ai bordi del paese i cartelli: «E’ vietato l’accesso a tutti i cittadini».Nel 1998, dopo la partenza di Pietro, è arrivato Antonio il pastore. Benché anche la sua famiglia abbia traslocato a Craco Peschiera, lui lavora qui. Lui e le capre. Franco Tuzio, cugino del penultimo abitante di Craco e assai critico verso l’ultimo («non potrebbe stare qui») indica la vecchia casa di famiglia camminando tra i vicoli coperti di macerie e sterco di capra. La chiesa madre l’hanno saccheggiata. A momenti portavano via l’altare. Franco è il vigile urbano superstite di un paese che 50 anni fa contava duemila persone e oggi ne ha 600 appena. «Ufficialmente siamo 800, molti anziani, ma in tanti sono fuori. Emigranti. Una volta i vigili erano tre. Uno è andato in pensione, uno si è trasferito a Milano. Sono rimasto io». Antonio il pastore dorme a Craco Peschiera, ma di giorno lavora a Craco vecchia, il paese morto. L’illusione che questa potesse diventare la dépendance di Cinecittà a pochi chilometri da Bernalda, la patria di Francis Ford Coppola, se l’è ingoiata la realtà. Il set è saltuario. Se serve un paese fantasma o dall’aspetto miserabile, la vecchia Craco è perfetta per un film. Mel Gibson l’ha scelta per impiccarci Giuda in «The passion». Chatrine Hardwicke per girarci «Nativity» e Fabio Segatori, in «Terra bruciata», per un inseguimento in auto sulla strada incastrata nel paesaggio spaziale dei calanchi, i «graffi» secolari sui rilievi argillosi.
Ecco alcuni video del posto






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