Juve: Lo Zenit si arrende ad un Del Piero da applausi

La Juve conquista i primi tre punti del girone grazie a una punizione del suo capitano. Partita ostica, con i russi più volte pericolosi. Palo di Camoranesi che abbandona nel primo tempo per un infortunio

La Juventus vince. E ringrazia Del Piero. Che firma un successo molto sofferto sullo Zenit San Pietroburgo, nel debutto stagionale dei bianconeri della fase a gironi di Champions. Una gara già cruciale, considerato che nel girone c’è pure il Real Madrid. La Juve non ha scintillato, tutt'altro, ma contro una signora avversaria, che l’ha messa in difficoltà per lunghi tratti di gara, ha comunque dimostrato di saper vincere anche in serata modesta, dote delle grandi squadre. C’è voluto un guizzo. Firmato dall’uomo più carismatico, dal capitano. Questi tre punti sono preziosissimi. Tanto quanto la parata di Buffon sullo 0-0, che ha scongiurato il peggio.

Il primo tempo della Juve è interlocutorio se si vuole vedere il bicchiere mezzo pieno, oppure poco convincente, se si preferisce soffermarsi sul bicchiere mezzo vuoto. Il tridente offensivo dei russi costringe gli esterni bassi bianconeri sulla difensiva, togliendo supporto sulle fasce a Camoranesi e Nedved. In mezzo Sissoko e Poulsen (sottotono) garantiscono quantità, e fanno scintille col panzer Tymoschuk, ma non riescono a velocizzare la manovra. E allora Del Piero si ritrova a dover fare un passo indietro per provare ad inventare qualcosa, ma non può essere sia rifinitore che terminale e lanciare se stesso, con Trezeguet stretto nella morsa dei centrali dello Zenit. I russi tra l’altro non stanno per nulla a guardare. Danny si mangia un gol comodo per un talento come lui, a centroarea su sponda di Arshavin. Il destro del fantasista finisce appena a lato. La Juve fa tanta, troppa fatica nei primi 20’, lasciando spesso anche l’iniziativa agli ospiti. Poi ha una fiammata dal 20’. E così costruisce un paio di occasioni, con Del Piero che trova prima la testa di Trezeguet, poi quella di Camoranesi. Palla a lato nel primo caso, la zuccata dell’italo-argentino si spegne sul palo esterno e c’è chi grida al gol. Alla mezz'ora Ranieri perde Camoranesi, acciaccato alla caviglia destra.

All’intervallo è pareggio: 0-0. Il risultato più coerente con l’andamento dei primi 45’.

Si riparte, ma la gara resta bloccata. All’11’ Sirl, che parte in sospetto fuorigioco, si presenta solo davanti a Buffon, strepitoso nell’ipnotizzarlo in uscita bassa. Poi Ranieri toglie Molinaro, fischiato dai tifosi, e inserisce De Ceglie, più propositivo. Ma la partita resta brutta. Tattica. Con poche emozioni. L’occasionissima per la Juve porta la firma di testa, ancora su suggerimento da calcio piazzato di Nedved, di Poulsen. Bravissimo Malafeev.

Ma il gol della Juve arriva comunque. Un paio di minuti dopo. E porta la firma più prestigiosa. Del Piero. Che segna su punizione. 1-0. Ancora lui. Da capitano trascinatore. A premere sul tasto play e riprendere il suo infinito film di Champions, bloccato sul tasto pausa da due stagioni, non per colpa sua. Denisov prova a rovinare la festa, ma il suo diagonale termina a lato. Il popolo bianconero può far festa.

Reduce da due stagioni eccezionali (capocannoniere in serie B e in serie A), Del Piero ha finalmente riabbracciato il palcoscenico che più gli si addice, quello della Champions League: ''Abbiamo pagato l'emozione, però all'interno delle difficoltà della partita abbiamo reagito'', ha aggiunto Alex che a caldo, mentre usciva dal campo, aveva usato parole altrettanto esplicite: ''Ottimo, ottimo: è stata una grande vittoria''.

Raggiante come il capitano è un'altra bandiera bianconera, Gigi Buffon, che, ripensando al recente passato, mostra un entusiamo raramente espresso: "Adesso possiamo dirlo: rimanere in serie B ne è valsa la pena. Queste sono soddisfazioni immense".

Eccola, la vera anima bianconera. Che dopo aver passato le pene dell'inferno vuol godersi il paradiso. Sognando Roma...




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