Santa Rita, chirurghi ubriachi

Le rivelazioni di un medico pentito

Visite ai malati affidate a un ingegnere, diagnosi di infarto miocardico a persone sane per aumentare i rimborsi, chirurghi ubriachi che svenivano in sala operatoria, pazienti dimessi senza essere visitati. Sono alcuni dei dettagli emersi dalla deposizione davanti ai pm Grazia Pradella e Tiziana Siciliano di Gianluca Merlano, giovane medico ex vicedirettore sanitario della clinica degli orrori, la Santa Rita di Milano.
Il contenuto del verbale del medico, redatto il 18 giugno, è stato svelato dal "Giornale" che ne pubblica ampi stralci. Merlano, 38 anni, arrestato con altre 13 persone della struttura sanitaria, ha deciso di collaborare con gli inquirenti ed è stato scarcerato.


"Nelle 150 pagine del verbale - scrive il "Giornale" - Merlano racconta dall'interno gli affari della Santa Rita: è il crudo ritratto di una realtà dove i profitti venivano prima dei diritti dei malati, e dove pressapochismo e disorganizzazione non impedivano che - grazie alle protezioni giuste - la Santa Rita venisse presentata dalla Asl come un fiore all'occhiello della sanità privata".

Lo scandalo scoppiò il 9 giugno con la raffica di arresti al culmine di un'indagine di due anni, effettuata dalla Guardia di Finanza. E fece emergere la polvere nascosta sotto i tappeti della clinica, diretta dal "Notaio", Francesco Pipitone, azionista unico. Padre-padrone il cui principale obiettivo era: fare più soldi possibile. Così si passava sopra a professionalità (pazienti visitati da ingegneri), condizioni igieniche (infermieri e medici che camminavano sui marciapiede in camice e mascherina), malati (dimessi senza visite con diagnosi completamente inventate), regole burocratiche (lastre distrutte).

Ecco alcune parti della deposizione riportate dal "Giornale".

Il colloquio di assunzione
Merlano racconta il suo colloquio con Pipitone per l’assunzione. "Il Notaio stava facendo una lavata di testa incredibile alla dottoressa Galasso, urlava come un pazzo, tanto che io all'inizio dissi: che vengo a fare qua? Finita questa riunione mi fecero parlare col Notaio che nel frattempo si era ricomposto, fumava la pipa e ti fumava in faccia. A lui non gliene fregava niente delle competenze che avevo. Mi ha detto: se lei viene qui a fare il vicedirettore sanitario deve ricordarsi sempre chi le passa lo stipendio. Era il padre-padrone. A questo punto lo dissi al Notaio che avevo capito bene il messaggio. Poi francamente, nel mio intimo, non aderivo".

Non far perdere soldi alla clinica
"Ricevetti il passaggio delle consegne. La prima, importante: stai attento a non fare perdere soldi alla clinica, cioè, vai a vedere che ogni volta che c'è codificata un angioplastica venga messo lo stent. Cioè: stai attento a non perder dei soldi perché qualcuno si incazza. E qualcuno era il Notaio, ovviamente".

Chirurgo mordi e fuggi
"Il dottor B. venendo da Genova veniva, faceva il suo intervento e spariva. Poi c’erano gli infermieri che impazzivano a chiamarlo. B. addirittura in alcune occasioni manda per fax la lettera di dimissione e non viene neanche a vedere il malato in faccia prima di dimetterlo".
Pm: "Perché non è mai stato mandato via?".
"Perché evidentemente fatturava bene".

Lastre fatte sparire
"Il Notaio nel 2006 aveva emesso una circolare che chiedeva direttamente ai caposala, anche quelli della terapia intensiva, e anche quando il malato era deceduto, di insistere con i parenti per portare via tutte le lastre. Ovviamente tra quei malati c'erano anche degli extracomunitari che poi sono spariti, quindi erano irreperibili, quindi la Asl non avrebbe mai recuperato questa cartella. Io sapevo che le lastre vanno conservate nell’archivio dell ospedale per vent'anni".

Infarti inesistenti
"Un cittadino di Roma si era sentito male a Milano Centrale e lo avevano portato alla Santa Rita. Dopo qualche giorno lo hanno dimesso dicendogli "lei non ha nulla". Lui qualche mese dopo chiese la cartella clinica. Sulla scheda di dimissione c’era scritto: infarto acuto del miocardio. Ne parlai con Anzuini e mi disse che l'indicazione della clinica era: quando gli enzimi sono alterati, siete autorizzati a scrivere 'infarti del miocardio' ".
Pm: "Quanto viene pagato l’infarto dalla Regione?".
"Penso sui 4mila".

Tbc in sala operatoria
Su Pierpaolo Brega Massone, primario di chirurgia toracica, chirurgo di fiducia di Pipitone
Pm: "Lei sa che Brega ha operato senza avvertire l'équipe che ci fosse la Tbc?".
"Lo immagino. Per fortuna nessuno si è beccato la tubercolosi".

Alcol e svenimenti
"Il dottor V. era stato primario prima di Brega, ne ho sempre sentito parlare malissimo. Addirittura mi dissero che V. abusava dell'alcol (...). La dottoressa A. soffriva di disturbi mentali. Mi dissero: ha una grave sindrome depressiva, ogni tanto sviene in sala operatoria".

Ambulatori allo "sbrago"
"Nel poliambulatorio succedeva di tutto, medici che non mettevano più il camice, che insultavano le infermiere. Vedevo medici e infermieri vestiti da sala operatoria attraversare via Vallazze (...) C’era uno sbrago dal punto di vista del personale in quelle che erano le misure igieniche".

Visitati da un ingegnere
"Quando chiesi alla caposala se era vero che il malato veniva affidato a un ingegnere, lei mi disse che questo inegnere era l'unico che aveva studiato il software della macchina. La dottoressa D. mi ha detto che lo sapeva e che autorizzava lei l'ingegnere perché era d'accordo con lei che per qualunque cosa era nella zona del poliambulatorio".

Gli amici alla Asl
Merlano parla di una visita del direttore generale della Asl Città di Milano, Antonio Mobilia, di baci, abbracci e grande confidenza con il Notaio al quale dava del 'tu'. "Mobilia aveva portato Cè, l'assessore, a visitare la Santa Rita come esempio di clinica da sponsorizzare. Il tormentone del notaio con Cè era l'Eas (l’innalzamento di livello del pronto soccorso, ndr). Puntava a ottenere l'Eas".



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