UDINE - Due partite, sei punti. Alla Nazionale di Marcello Lippi basta uno faticoso 2-0 contro la Georgia per chiudere il primo ciclo di gare per la qualificazione ai Mondiali 2010 con un tabellino da grande squadra. Lo stesso che gli azzurri avevano messo insieme lungo la strada per Berlino, battendo subito Norvegia e Moldavia. Dato che alla fine contano i risultati e nel calcio la scaramanzia reclama sempre un suo spazio, potrebbe andare benissimo così. La realtà che si nasconde dietro i numeri lascia però molto meno tranquilli.
Alla vigilia della sfida di Udine il ct aveva invocato dei "passi avanti", dei "miglioramenti" tanto asupicabili quanto scontati, vista la pessima figura rimediata a Cipro al di là del 2-1 finale. Risultato a parte, l'Italia invece è riuscita stasera nell'impresa di fare persino peggio di sabato scorso. Non ha ballato paurosamente come contro le folate di Cipro, è vero, ma davanti aveva un avversario apparso tecnicamente più scarso e agonisticamente molto meno motivato. Eppure anche così ha rischiato di regalare a una Georgia davvero impacciata la rete del pareggio. Per fortuna al 26' del primo tempo, dieci minuti dopo che un gran tiro di De Rossi aveva portato gli Azzurri in vantaggio, lo stesso Kenia è rimasto sorpreso della facilità con cui Mchedlidze è riuscito a sorprendere la nostra difesa e ha sprecato la più facile delle palle gol.
Ma quello che ha colpito stasera, più che la fragilità della retroguardia schierata con l'acciaccato Legrottaglie al fianco di Cannavaro e il quasi esordiente Dossena sulla sinistra, è stata la staticità del gioco azzurro e l'incapacità di proporre soluzioni per affondare nella traballante difesa georgiana. Così sul taccuino alla fine rimangono solo un paio di occasioni da gol, con un colpo di testa di Toni al 14' e un tiro di Di Natale rimpallato dopo un bello spunto al 16'. Tolto Buffon, che a differenza di sabato scorso ha trascorso una serata da spettatore, alla fine il numero di azzurri che hanno giocato da sufficienza piena sono appena tre: De Rossi, Aquilani e Legrottaglie. Persino Di Natale, forse troppo ossessionato dalla ricerca di numero ad effetto da offrire al suo pubblico, è apparso involuto rispetto alla brillante prova di qualche giorno fa.
E non è andata meglio nel secondo tempo, quando Lippi ha mandato in campo nell'ordine Palombo per un inguardabile Pirlo (1' st), Del Piero per Di Natale (10' st, tra i fischi di uno stadio inferocito) e Iaquinta per Toni (25' st). A parte un paio di tiri di Aquilani e Iaquinta, anche la ripresa se ne è andata via in un crescendo di noia e confusione fino al lampo di De Rossi che a un minuto dal termine su suggerimento di Del Piero si è allargato sulla destra e ha battuto Loria per la sua doppietta personale e il sugello su una vittoria che vale comunque un pezzetto di biglietto per il Sudafrica.
Alla vigilia della sfida di Udine il ct aveva invocato dei "passi avanti", dei "miglioramenti" tanto asupicabili quanto scontati, vista la pessima figura rimediata a Cipro al di là del 2-1 finale. Risultato a parte, l'Italia invece è riuscita stasera nell'impresa di fare persino peggio di sabato scorso. Non ha ballato paurosamente come contro le folate di Cipro, è vero, ma davanti aveva un avversario apparso tecnicamente più scarso e agonisticamente molto meno motivato. Eppure anche così ha rischiato di regalare a una Georgia davvero impacciata la rete del pareggio. Per fortuna al 26' del primo tempo, dieci minuti dopo che un gran tiro di De Rossi aveva portato gli Azzurri in vantaggio, lo stesso Kenia è rimasto sorpreso della facilità con cui Mchedlidze è riuscito a sorprendere la nostra difesa e ha sprecato la più facile delle palle gol.
Ma quello che ha colpito stasera, più che la fragilità della retroguardia schierata con l'acciaccato Legrottaglie al fianco di Cannavaro e il quasi esordiente Dossena sulla sinistra, è stata la staticità del gioco azzurro e l'incapacità di proporre soluzioni per affondare nella traballante difesa georgiana. Così sul taccuino alla fine rimangono solo un paio di occasioni da gol, con un colpo di testa di Toni al 14' e un tiro di Di Natale rimpallato dopo un bello spunto al 16'. Tolto Buffon, che a differenza di sabato scorso ha trascorso una serata da spettatore, alla fine il numero di azzurri che hanno giocato da sufficienza piena sono appena tre: De Rossi, Aquilani e Legrottaglie. Persino Di Natale, forse troppo ossessionato dalla ricerca di numero ad effetto da offrire al suo pubblico, è apparso involuto rispetto alla brillante prova di qualche giorno fa.
E non è andata meglio nel secondo tempo, quando Lippi ha mandato in campo nell'ordine Palombo per un inguardabile Pirlo (1' st), Del Piero per Di Natale (10' st, tra i fischi di uno stadio inferocito) e Iaquinta per Toni (25' st). A parte un paio di tiri di Aquilani e Iaquinta, anche la ripresa se ne è andata via in un crescendo di noia e confusione fino al lampo di De Rossi che a un minuto dal termine su suggerimento di Del Piero si è allargato sulla destra e ha battuto Loria per la sua doppietta personale e il sugello su una vittoria che vale comunque un pezzetto di biglietto per il Sudafrica.
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