E' cominciata l'avventura più ambiziosa della fisica moderna, diretta a esplorare i segreti della materia subito dopo il Big Bang che ha dato origine all'universo. Oggi è stato acceso l'acceleratore di particelle più grande e potente mai costruito, il Large Hadron Collider (Lhc) del Cern di Ginevra, costato tre miliardi di euro. D'ora in poi sarà un crescendo di eventi, alcuni dei quali potranno addirittura rivoluzionare la conoscenza della natura e della materia.
I primi fasci di protoni alle ore 9 di questa mattina, hanno attraversato per la prima volta i 27 chilometri dell'anello dell'acceleratore in senso orario e antiorario e tutto è andato perfettamente. Già all'inizio della prossima settimana i due fasci di particelle saranno sincronizzati per essere iniettati contemporaneamente per ottenere le collisioni. All'inizio e per un periodo di una o due settimane queste avverranno ad un'energia bassa e in ottobre, probabilmente a ridosso dell'inaugurazione ufficiale dell'Lhc prevista per martedì 21, si passerà a cinque TeV. Per i primi mesi del 2009 la macchina lavorerà a regime, all'energia di sette TeV.
A quel punto i quattro esperimenti dell'acceleratore cominceranno a registrare dati e in ogni momento potranno riservare sorprese. Comincerà così quello che oggi il presidente dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), Roberto Petronzio, ha definito "un lancio nel microcosmo che promette di avere un'importanza fondamentale per la fisica". E per il presidente del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) ed ex direttore generale del Cern Luciano Maiani, "oggi è stato superato un giro di boa di grande importanza, un momento critico essenziale all'avvio di qualunque macchina acceleratrice, specie se della complessità e delle dimensioni di Lhc".
Si riuscirà così a vedere le particelle esistenti immediatamente dopo l'esplosione che ha dato inizio all'universo è uno degli obiettivi più ambiziosi del super acceleratore.
Oltre alle tre dimensioni spaziali e al tempo, l'Lhc potrebbe rivelare l'esistenza di altre dimensioni. Scoprirle significherebbe rivoluzionare le conoscenze fisiche, così come riuscire finalmente a catturare la misteriosa materia oscura che costituisce il 25% della materia esistente nell'universo. L'Lhc potrebbe poi aiutare a a risolvere il problema della scomparsa dell'antimateria.
Si portà arrivare a studiare La Particella di Dio, che è l'inafferrabile bosone di Higgs dal quale dipende l'esistenza della massa, ossia che fa aggregare tutte le particelle esistenti.
Un'avventura, ha aggiunto Petronzio, che parla in gran parte italiano: "i ricercatori italiani al Cern - ha detto - sono i più numerosi insieme a quelli americani. Non c'é dubbio che lì ci sia un pezzo di casa nostra". L'Italia ha contribuito al 15% della macchina e sono circa 800 i ricercatori italiani impegnati nell'Lhc.
I primi fasci di protoni alle ore 9 di questa mattina, hanno attraversato per la prima volta i 27 chilometri dell'anello dell'acceleratore in senso orario e antiorario e tutto è andato perfettamente. Già all'inizio della prossima settimana i due fasci di particelle saranno sincronizzati per essere iniettati contemporaneamente per ottenere le collisioni. All'inizio e per un periodo di una o due settimane queste avverranno ad un'energia bassa e in ottobre, probabilmente a ridosso dell'inaugurazione ufficiale dell'Lhc prevista per martedì 21, si passerà a cinque TeV. Per i primi mesi del 2009 la macchina lavorerà a regime, all'energia di sette TeV.
A quel punto i quattro esperimenti dell'acceleratore cominceranno a registrare dati e in ogni momento potranno riservare sorprese. Comincerà così quello che oggi il presidente dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), Roberto Petronzio, ha definito "un lancio nel microcosmo che promette di avere un'importanza fondamentale per la fisica". E per il presidente del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) ed ex direttore generale del Cern Luciano Maiani, "oggi è stato superato un giro di boa di grande importanza, un momento critico essenziale all'avvio di qualunque macchina acceleratrice, specie se della complessità e delle dimensioni di Lhc".
Si riuscirà così a vedere le particelle esistenti immediatamente dopo l'esplosione che ha dato inizio all'universo è uno degli obiettivi più ambiziosi del super acceleratore.
Oltre alle tre dimensioni spaziali e al tempo, l'Lhc potrebbe rivelare l'esistenza di altre dimensioni. Scoprirle significherebbe rivoluzionare le conoscenze fisiche, così come riuscire finalmente a catturare la misteriosa materia oscura che costituisce il 25% della materia esistente nell'universo. L'Lhc potrebbe poi aiutare a a risolvere il problema della scomparsa dell'antimateria.
Si portà arrivare a studiare La Particella di Dio, che è l'inafferrabile bosone di Higgs dal quale dipende l'esistenza della massa, ossia che fa aggregare tutte le particelle esistenti.
Un'avventura, ha aggiunto Petronzio, che parla in gran parte italiano: "i ricercatori italiani al Cern - ha detto - sono i più numerosi insieme a quelli americani. Non c'é dubbio che lì ci sia un pezzo di casa nostra". L'Italia ha contribuito al 15% della macchina e sono circa 800 i ricercatori italiani impegnati nell'Lhc.
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